Molte volte amare è di genere maschile e saper amare di genere femminile. Allora amare corrisponde al desiderio di possedere e saper amare al bisogno di dedizione. L'uomo pone dei limiti al suo amore e la donna mette l'amore al di là di tutti i limiti. E poi spesso l'uomo attraverso l'amore cerca il proprio io. Così Byron e Paganini, Chateaubriand e Foscolo non trovano mai se stessi. E la tragedia di Don Giovanni è forse di aver paura di amare per dover soffrire. La donna invece è sempre felice di incontrare l'amore, anche a costo di conoscere il dolore. D'altronde Gaspara Stampa ha scritto: <<Vivere ardendo e non sentire il male>>. Perciò quasi sempre i due ritmi alterni dell'amore vengono a conflitto. L'uomo può possedere senza darsi e la donna può darsi senza possedere. Quello si placa del suo desiderio soddisfatto e questa anela a dominare l'anima che l'ha resa schiava. E i due ritmi si equivalgono sino all'istante in cui l'anima femminile teneramente vigilante coglie il momento per trasmutare il possesso in una dedizione più completa e profonda. Da questo punto imparando a servire diventa la più forte. E riesce a proteggere e a difendere fino al sacrificio, compiendo il miracolo di trasfigurare la sua tenerezza in gioia e la luce per alimentare la vita dell'altra anima. Certo sa meglio amare chi può offrire di più. 116
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